545mo anniversario della festa di San Rocco, a Quinzano dal 13 al 18 agosto

545mo anniversario della festa di San Rocco, a Quinzano dal 13 al 18 agosto

La grande festa a Quinzano, in onore di San Rocco, si tiene da 545 anni. Inizierà il 13 agosto e chiuderà il 18 agosto. Saranno giorni pieni di grande musica e di gastronomia.  Gli artisti Angiolino Bellé e Giuseppe De Berti terranno una mostra delle loro opere. Il giorno 16 agosto verrà assegnato il premio San Rocco alla Asd La Grande Sfida Aps, una associazione benefica.

“Quinzano è un paese tranquillo e sereno, che non ci appare essere il luogo dove ebbe inizio la forsennata motorizzazione del nostro pianeta; eppure le sue radici storiche sono profondissime.
Durante il medioevo vi nacquero l’Arcidiacono Pacifico e Sant’Alessandro, vescovo di Verona, e alle falde del monte Calvario, che domina il paese, sorge la chiesa di San Rocco, sulla cui sommità, s’ammira il romitaggio di San Rocchetto, che ci ricorda certi monasteri visitati in Tibet e in Ladakh”.

Corriere della Sera

Le celebrazioni proseguiranno da settembre 2024 ad aprile del 2025, con un ciclo di interessanti conferenze, alle quali tutti potranno partecipare gratuitamente. Postiamo qui sotto il programma.

 

 

 

 

 

Giorgio Carli, un vero eroe democratico

Giorgio Carli, un vero eroe democratico

 

A Quinzano, oggi parte di Verona ma un tempo comune indipendente, si fa alta cultura.

Buona parte del merito va ascritto alla piccola comunità che gravita attorno a San Rocco e all’eremo di San Rocchetto. Parliamo di un gruppo di volenterosi che impiegano il proprio tempo e le proprie risorse per restaurare e finanziare questi centri. Il motore di queste attività è ascrivibile a Giorgio Carli, coadiuvato da Gianfranco Barbieri, Ridanio Menini, Andrea Toffaletti, Cristiano Girelli e dalla Cooperativa Pericoti di Quinzano. Sono tutti amanti della storia locale e infaticabili animatori delle interessanti serate culturali, di riprese cinematografiche condotte dal regista Mario Vittorio Quattrina, di concerti e di cori.  Tutte queste attività vengono organizzate solo grazie al loro impegno personale e sono resistite al test acido del Covid.

L’impegno profuso da Giorgio Carli è commovente e ha qualcosa di eroico. Dopo aver partecipato al restauro delle chiesa di San Rocco e dell’Eremo di San Rocchetto, oggi si occupa anche della loro manutenzione ordinaria e straordinaria, raccogliendo il denaro necessario con l’annuale sagra di San Rocco, che si tiene il 16 agosto. Deve pagare i diritti musicali per la banda a una esosissima SIAE e dulcis in fundo deve pagare una quota di affitto annuale al comune di Verona, pari a ben 5000 euro! Una bizzarria, dato che dovrebbe essere il comune a versare a loro questo denaro, invece che riceverne.

La storia e la cultura sono importanti per mantenere una comunità unita e forte. Come diceva il grande pensatore inglese Roger Scruton: “I regimi autoritari tendono a disgregare la solidarietà fra la gente comune per poter meglio controllarne la mente” ecco, dunque, perché l’opera di Carli  promuove la democrazia.

Il poeta libanese Khalil Gibran scrisse che: “Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, vengono scoccati”. E se le frecce sono spuntate, sbilanciate o storte, che succede?

A parte la cronica mancanza di fondi, alle serate di San Rocco si lamenta la completa assenza dei giovani, e questo è un fatto comune a tutta Verona.  Le insegnanti e gli insegnanti dovrebbero stimolare la curiosità dei loro studenti, spingendoli a partecipare a eventi culturali e poi presentare delle relazioni di quanto hanno udito e visto. Perché non lo fanno? I programmi scolastici non lo prevedono? Al diavolo i programmi scolastici.

I nostri giovani stanno a casa a giocare ai videogame, a guardare le partite di calcio, oppure girano per i bar, in  branco, trascurando libri e cultura fuori dalle aule scolastiche. Tutto questo avrà un pesante costo, con gravi ripercussioni sulla società futura, che diverrà più povera, più violenta, più indifferente. E la colpa è solo nostra, non dei nostri giovani, perché non li abbiamo ben educati e istruiti e, così facendo, permetteremo a chi verrà dopo di noi di mangiargli gli gnocchi in testa.