“Sul Corretto uso dei Termini Economici” di Ezra Pound

“Sul Corretto uso dei Termini Economici” di Ezra Pound

Gianluigi Giovanola (1923 – 2016) “Pound come Confucio” olio su tela, 1955.

Pubblichiamo un saggio di Ezra Pound uscito sulla rivista  ‘Fascist Quarterly’ 1936-1940. Nonostante tutti gli anni passati, resta assai attuale.

 

Dubitate della natura della cosiddetta economia ortodossa, ossia che vada considerata come una sincera inchiesta, oppure come un criminale e fuorviante falso, tutto ciò può essere detto obsoleto da almeno 50 anni. Oggi i seguaci dell’ortodossia possono essere ingenui, o ciechi, oppure essere degli arrivisti in cattiva fede.

Chiunque indaghi seriamente una materia non può impiegare 15 anni a diventare cosciente di fenomeni visibili e comuni.

Affermare che l’economia non è una scienza è puro disfattismo, e può solo causare confusione. Alla metà dello scorso secolo l’aeronautica e la radio non potevano ancora essere chiamate scienze (anche se un certo Loomis alla fine del 1864 è riuscito a trasmettere segnali elettrici da una barca ad un’altra senza l’uso di cavi).

Quello che gli uomini seri possono fare oggi è distinguere tra quella parte di economia che è scienza (campo della conoscenza – episteme) e quella parte che è techne o il campo delle abilità (troppo spesso di furfanteria).

Si potrebbe affermare che l’arte di pilotare una nave non sia una vera scienza: eppure la scienza della navigazione esiste e si sta perfezionando: dal semplice compasso nautico al giroscopio.

Sembra abbastanza naturale che la confusione abbondi nei documenti economici, quando uno considera che lo studio dell’economia è stato fatto concretamente da empiristi, ovvero da uomini che sono carenti di una preparazione terminologica seria. Ad esempio, si considerino gli scrittori seri ed onesti del mondo anglosassone che hanno costruito una viva scienza economica.

Soddy, Premio Nobel della fisica; Douglas, ingegnere, capo della Westinghouse in India; Larranaga, ingegnere stradale; Orage, giornalista convertito da Douglas; Kitson, inventore della lampada Kitson; Gesell, uomo d’affari ecc. Tutti uomini pratici! Affermare che abbiano scoperto la Luna non significherebbe nulla, ma hanno invece riscoperto la vera Luna, mentre i professori continuano il loro gioco infantile con una Luna finta; illusionisti, abili ad ingannare il pubblico solo da dentro le loro aule.

Per dare un’idea della mentalità dei fondatori della cosiddetta economia ortodossa lasciateci, ad esempio, fare una citazione di Ricardo (senza menzionare il fatto, ovviamente, che ha riconosciuto il valore delle banconote): “Non vi è bene che non sia soggetto al richiedere più o meno lavoro per la sua produzione”. Sembrerebbe che David Ricardo non sia mai stato in un pollaio, e che l’uovo sia stato escluso dal suo sistema economico. Semplicemente in quanto misura del valore nutritivo (valore vitale) l’uovo ha preceduto l’indice di prezzo. Dall’osservazione diretta dei fenomeni naturali l’uomo medio ricade meno in errore rispetto all’avere la testa piena di logaritmi e mitologia bancaria.

E non sto scherzando! Il valore dell’uovo cresce e diminuisce a seconda della fame e della sazietà.

Aristotele ci ha lasciato in eredità un mondo di significati complessi e oscuri: Xpeia, utilità, desiderabilità, che Rackham, ovviamente da Cambridge, traduce in domanda. L’esegeta non ci illumina. Aristotele aveva ragione, ma intendeva dire che il valore di un’unità monetaria “è tanto quanto ciò che puoi comprare con essa”. Assolutamente vero, ma non si può definire terminologia scientifica.

Lo studente può recarsi in biblioteca e consultare 500 presunte trattazioni sull’economia, senza trovarne nemmeno una che inizi con una tabella Euclidea di definizioni dei termini più comuni, basici e necessari per la discussione di questioni economiche.

Iniziamo, ad esempio, con il termine Denaro. Aristotele lo definisce male, o meglio non lo definisce affatto, ma ne parla senza veramente definirlo. E l’uomo è rimasto per 20 secoli in stato di semi-oscurità.

Dovrei cercare di dare alcune definizioni, anche se conscio del fatto che non possono essere un granché utili finché qualche accademia o congresso, o meglio, un gruppo di specialisti seri e autorevoli, non riconoscano la validità di questo lavoro lessicografico.

Oro non coniato non è denaro; lo scambio di oro monetario, piuttosto che di altri beni, è in fondo una sorta di baratto: il baratto di una certa quantità di beni o di un certo peso di merce, in cambio di metallo che è stato pesato e misurato in precedenza.

La qualità essenziale del denaro è che si misura e può essere usato come misura. Persino nel baratto, un disco di metallo prezioso in cambio di beni, è la stampa dello Stato che ne determina il suo essere denaro. Un governo che ha detto, “non possiamo costruire strade perché non abbiamo soldi” sarebbe tanto ridicolo quanto un governo che affermi, “non possiamo costruire strade perché non abbiamo chilometri”.

Lasciateci provare a definire cosa sia il denaro: “Il denaro è un credito misurato”. Il denaro è un titolo o un credito misurato. “Il denaro è un credito generico”.

Il denaro è un titolo che non è specifico (come un biglietto del treno, un assegno, un biglietto per il vaporetto che consente il diritto al trasporto, al cibo e alla cabina). È, dunque, generico. Il denaro, inoltre, è scambiabile, ovvero, può essere trasferito da una persona ad un’altra senza formalità. Non implica un interesse come invece lo fa un obbligazione di stato, un’obbligazione ferroviaria o di qualsiasi “società anonima”.

Lasciateci ora prendere in considerazione il termine Credito. Viene detto che un uomo ha credito quando si crede che sarà in grado di pagare in contanti e quando si suppone che non cercherà di evadere o di posticipare il pagamento. “Il debito” non è esattamente l’opposto del “credito”. Infatti il credito è spesso la possibilità di creare debito, e non significa sempre necessariamente l’opposto di un debito già fatto. Siamo, quindi, di fronte ad un termine ambiguo.

Infine, lasciateci considerare il termine “inflazione”. Tra le mezze verità delle pretese ortodosse alcune sono basate su fenomeni naturali e ripetuti. La cosiddetta inflazione deve essere innanzitutto distinta dalla vera inflazione, che ha luogo quando il denaro è emesso “in corrispondenza” ai beni o ai servizi che nessuno vuole o in eccesso rispetto alla quantità desiderata. Il denaro non ha valore quando è emesso “contro” (ovvero in pseudo-corrispondenza di) i beni o i servizi non disponibili o reperibili. Ad esempio, emettere denaro contro una granata esplosa nel 1917 sarebbe inflazione, e il denaro in sé non avrebbe alcun valore, dato che nessuno vuole la granata, e nessuno può reperirla.

Una breve lista di definizioni valide permetterebbe all’uomo medio di sfuggire agli inganni e all’assoluta perfidia dannabile e marcia dei grandi usurai e monopolisti.

Infatti, con una definizione, o meglio con una concezione seria e giusta del denaro, Soddy, dopo aver pubblicato una quantità di libri oscuri (oscuri, ovvero, per il lettore, anche se estremamente profondi e cari al Professor Soddy) scrive Tomorrow’s Money “così come è impensabile che i privati debbano avere il potere di imporre tasse, allo stesso modo è assurdo che le banche, nonostante tutte le garanzie costituzionali contro di esse, dovrebbero, attraverso un mero trucco, usurpare la funzione del Parlamento e, senza autorità alcuna, imporre tasse sulla ricchezza della comunità”.

Lasciateci distinguere tra la situazione italiana oggi e la situazione dei paesi anglo-sassoni. Lasciateci distinguere tra i paesi dove l’abbondanza di ricchezza produce crisi, e i paesi nei quali c’è una seria mancanza di determinati materiali; lasciateci tornare indietro per delineare la storia della “nuova economia”, la quale include molto degli antichi saperi e conoscenze.

Ci sono quattro correnti attive nel pensiero economico di oggi:

(1) Douglasismo;

(2) Gesellismo;

(3) Economia canonica che ha avuto origine grazie a Sant’Ambrogio e si è evoluta grazie a San Antonino;

(4) Economia corporativa con la sua politica di miglioramento (bonifica, ecc.), la battaglia del grano, i risparmi, gli assegni familiari, i buoni pasto, assegni lavorativi, controllo statale, accumulo, ecc.

L’economia delle definizioni che dovremmo avviare deve considerare alcuni fatti oscurati dalla cosiddetta ortodossia. I beni sono di durata disuguale, sedie, formaggio: i lavori di Fidia, Prassitele o Botticelli hanno durate diverse. L’uomo primitivo utilizzava uno strumento mentre l’uomo moderno ne usa una dozzina, per fare la stessa cosa.

Dobbiamo, mi sembra, stilare una lista degli uomini seri che oggi collaborano alla scienza dell’economia, anche se sono empiristi, anche se hanno fatto una sola scoperta durante la loro attività, e non sono in procinto di coordinarsi con la storia, e con le idee giuste e valide di altre scuole, o di altri tempi, o altre religioni economiche.

Lasciateci riconoscere, per una volta, che osservata più e più volte l’energia a vapore fa aumentare il valore del bollitore. Questo è di valore, anche se l’inventore non ha pubblicato un enciclopedia o una voluminosa trattazione sulla fisica.

Lasciateci riconoscere che C. H. Douglas da solo ha scoperto l’inutilità del potere d’acquisto distribuito dal (e all’interno) sistema industriale. La sua fabbrica distribuiva potere d’acquisto più lentamente di quanto creava i “prezzi”, ovvero, i beni che lanciava sul mercato. Di conseguenza veniva creata una quantità di prezzi al mese più ampia del potere d’acquisto che era distribuito.

Il delinquente, l’imbecille, e il monopolista, che vivono sulla fame degli altri, vorrebbero misurare l’uomo in base al suo cappotto. Douglas ha visto, invece, la possibilità di emettere potere d’acquisto corrispondente alla quantità di beni disponibili e desiderati dalle persone. In ciò vi era qualcosa di nuovo e di molto onesto.

David Hume aveva già osservato che la prosperità non dipendeva dalla quantità di denaro posseduta da ogni Nazione, ma dal fatto che questa quantità potesse aumentare. Lasciateci specificare che l’aumento deve essere lento e costante.

Tra gli scrittori utili lasciateci nominare MacNair Wilson, che ha insegnato al suo pubblico a riconoscere che le banche non prestano denaro, ma solo promesse di pagamento. (The Promise to Pay). Gesell, partendo dal punto di vista del libero scambio, ha rievocato i bratteati dei vescovi medievali. Con la sua diminuzione dei diritti (le stampe, che devono essere attaccate alla nota ogni mese per mantenere il suo valore dichiarato), lui intendeva stimolare la velocità di circolazione, e Mayor Unterguggenberger a Wörgl hanno dimostrato l’efficienza di questo sistema.

Gesell ha distrutto la parte morta di Marx con la sua frase lapidaria: “Marx non ha mai discusso di denaro”. Ovvero, Marx non si è mai interessato della natura del denaro, e non l’ha nemmeno analizzato.

I vantaggi del sistema di Gesell sono per lo meno i seguenti:

Nei paesi pseudo-democratici può rendere libera la nazione; ovvero, il governo e il popolo (compresi i produttori, che siano datori di lavoro o dipendenti) possono rendersi liberi dal potere delle banche e degli usurai. Eppure nessun gesellita purosangue ha mai considerato di tassare il denaro, dal punto di vista dello Stato – e da quello corporativo.

Con un timbro proporzionale all’uno per cento del valore della nota aggiunta mensilmente, una circolazione di 8 miliardi e 300 milioni darebbe allo stato un’entrata di un miliardo all’anno, senza praticamente alcuna spesa per la riscossione, che sarebbe automaticamente e quasi interamente libera da burocratizzazioni o interferenze.

Invece di accumulare debito (debito astronomico) con le obbligazioni nazionali, come ha fatto Roosevelt, ogni debito nazionale, ogni titolo alla ricchezza dello Stato, invece di duplicare verrebbe cancellato nel giro di 100 mesi. (Gli inglesi stanno ancora pagando le tasse per la battaglia di Waterloo).

Le obbligazioni del Tesoro potrebbero continuare ad essere detenute da privati, come modalità di risparmio per coloro che desiderano provvedere alla loro vecchiaia o alle loro famiglie, ma verrebbero considerate un dividendo dello Stato per una degna classe di cittadini, e non come una necessità imprescindibile di un governo che vuole utilizzare il suo credito.

Insisto: lo Stato non deve pagare il “noleggio” per il suo credito; ovvero, non deve prendere in prestito dai grandi usurai professionisti, come si è fatto in quasi tutti i paesi, grazie all’ignoranza e a pregiudizi preconcetti; ad esempio, nel mio sfortunato paese, in Francia in questo momento vi è una grave crisi morale, in Inghilterra grazie al potere di tradizioni accettate senza conoscenza dei nuovi eventi nel mondo.

La seconda generazione di creditori sociali, dopo gli empiristi e gli inventori, ha prodotto Butchart, che, stimolato da A. R. Orage, ha pubblicato il primo libro di ortologia economica, Money. Con il suo secondo volume, To-morrow’s Money, Butchart ha avuto meno successo; ha, infatti, raccolto sette opinioni diverse di scrittori, ognuno dei quali degno di nota, ma non è riuscito a far leggere ai singoli autori i rispettivi saggi e a correlarli. Il libro è di valore principalmente per la ristampa di alcuni scritti di Douglas e per la pagina di Soddy precedentemente citato in questo articolo.

Tra gli autori popolari, Irving Fisher e Christopher Hollis devono essere nominati. Ma uno si distingue; Fisher è un giornalista (ufficialmente un professore, ma nel cuore un giornalista) che scrive bene. Quaranta pagine del suo Stamp Scrip meritano l’attenzione di ogni uomo serio, così come quella dei professori. Ma Fisher non si impegna a fondo nella battaglia. Forse è ottimista e cerca di persuadere i grandi usurai americani di accontentarsi di mezzo chilo di carne invece di pretendere fino all’ultimo pezzo e grammo di carne umana come fa Shylock.

Christopher Hollis ha scritto un libro di grande valore, The Two Nations, e ha continuato la lotta per il pubblico in diversi libri, nei quali si può dire che abbia un tocco felice; egli è, infatti, tra i pochi economisti che è riuscito a trattare la scienza monetaria e i vari problemi dell’usura in un modo tale che i suoi libri venissero venduti e raggiungessero la terza edizione. Queste fasi appartengono all’istruzione popolare, abbastanza necessaria in paesi dove i cosiddetti governi di “maggioranza” persistono.

Wyndham Lewis definisce il Governo inglese come un fake antique. Anche se è, in primo luogo, un uomo di lettere, un autore satirico, ha recentemente contribuito a un libro di alto valore sociale, destinato ad un pubblico selezionato: Count Your Dead, They Are Alive. (La preparazione di un’altra inutile grande guerra). Non lo cito come facente parte dell’economia, ma per suggerire il ritmo con cui questi problemi stanno penetrando nel lavoro degli attuali scrittori di prima categoria. I quattro migliori poeti americani oggi si interessano dei problemi monetari (non più con il vecchio “rosa” Webbite, Fabian, Mancese o Villardian) come, del resto, facevano anche grandi scrittori come Dante, Shakespeare, Aristotele, Hume, Berkeley, Montesquieu, ecc.

Un’altra corrente di pensiero che è orientata a queste idee appare negli scritti di coloro che hanno rinvigorito le fondamenta della repubblica Nordamericana, ovvero gli scritti di Jefferson, Jackson, Van Buren. Il mio Jefferson and/or Mussolini , i libri di W. L. Woodward, Una Nuova American History, gli articoli di Padre Coughlin e di Buck o più precisamente la miglior parte del libro di Coughlin che è intitolata Money (pp. 211-213).

Sarebbe difficile affermare quali riviste inglesi e americane uno straniero dovrebbe leggere, dato che la vita intellettuale in questi paesi ha le proprie manifestazioni in pubblicazioni effimere che durano solo due o tre anni (o anche meno) e poi cessano improvvisamente di esistere o degenerano in una sorta di burocrazia letteraria o ideologica, assumendo una colorazione protettiva e sfruttando con facilità le idee già prodotte. In ogni caso, dobbiamo sottolineare che i fascisti inglesi un anno fa hanno iniziato la pubblicazione di un periodico socio-economico di grande vitalità: The Fascist Quarterly. Questa è l’unica rivista inglese nella quale ho potuto leggere gli scritti di altri contribuenti, tra i quali vi sono General Fuller, Joyce, Wyndham Lewis, A. K. Chesterton, J. Jenks.

Hugo Fack, che ha il grande merito di aver pubblicato in Texas The Natural Economic Order di Geseli, a sue spese, quando i grandi editori non pensavano che una pubblicazione di quel genere fosse un buon affare, tinge il suo piccolo giornale, The Way Out, di idee rimaste da Scarcity Economics, nonostante la pubblicazione del Loeb’s Chart of Plenty (vedi recensione di Odon Por nella Rivista del Lavoro, Marzo, 1936).

La libertà di parola non esiste tra queste sette di razza liberale. E nemmeno le pubblicazioni dei geselliti o le pubblicazioni ufficiali del douglasismo permettono un’aperta discussione sulle idee economiche. Sembrano essere ipnotizzati e irrigiditi come decadenti uomini molluschi. Litigano fra loro. Douglas pensa che i francobolli sulle tasse di stazionamento costituiscano una tassa oppressiva – inutile e perpetua, anche se più comprensibile della “cancellazione” del credito di Douglas o del suo sconto o di altre misure di cancellazione del credito emesso.

I geselliti sono quasi sadicamente furiosi al pensiero che l’intera razza possa beneficiare del lavoro di coloro che sono ormai morti, e delle scoperte scientifiche. (Il valore deriva dal lavoro ma una grande quantità di lavoro è stata fatta dai nostri predecessori che non hanno mangiato qui per trarre vantaggio dai loro frutti).

Il Fig Tree (di Douglas) non sottolinea il progresso degli uomini non seguaci di Douglas in gaselliti o nel sistema corporativo. The New English Weekly è sorto nel temperamento della periferia inglese, ed è di conseguenza scolorito dalla pallida vita piuttosto che da un’ideologia specifica e definita. New Democracy (New York) è stato utile, ma non esiste più. Coughlin sta presentando un lavoro di istruzione popolare attraverso un settimanale per il grande pubblico, non per gli adepti (Social Justice). Ma nel mese di giugno anno XV, trovo nel suo giornale di notizie che o non è stato stampato altrove o è provvisto solo di alcune righe, nascosto fra le colonne dello scandalo e della mimetizzazione. Dagli editori del giornale Press di un carattere generale spesso ricevo l’invito: Può scrivere qualcosa che non riguardi l’economia?

Bramo l’indulgenza del lettore serio: ho parlato di due cose troppo diverse.

Questo articolo è composto da due parti: nella prima ho praticamente pregato gli economisti di considerare l’urgente bisogno di una terminologia esatta; nella seconda ho brevemente indicato alcuni lavori, frammentari ma sinceri, scelti da un numero di scrittori assortiti, che non sono, ma potrebbero essere, coordinati, se un nucleo venisse fondato da tecnici pronti ad assumersi una responsabilità lessicografica.

Affermo, molto enfaticamente, che senza un’etica adeguatamente solida non ci può essere ragione, e nemmeno economia scientifica. Se si considera il mero dinamismo, senza prendere in considerazione la fine e l’obiettivo di una politica monetaria, si andrebbe incontro al caos. La direzione della volontà è una delle componenti di studio della scienza dell’economia.

Badoglio diceva, “Il nostro oro è la volontà e le armi dei nostri soldati”, è più economista lui di tutti i professori a Londra.

                                                                                        (Trad. Giulia Molinari)

Ezra Pound 

 

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